Chiamata anche “vitamina del sole”, la vitamina D è un ormone presente negli alimenti e sintetizzato nell’organismo umano da un derivato del colesterolo grazie ai raggi UVB del sole. Secondo l’Accademia Nazionale di Medicina, attualmente circa l’80% della popolazione occidentale avrebbe una carenza di vitamina D. I consigli per sopperire a questa carenza sono vari e vengono regolarmente messi in discussione.
Quindi, somministrare la vitamina D sarebbe un interesse finanziario dell’industria farmaceutica o un reale bisogno fisiologico?
A volte è difficile prendersi un momento per informarsi, il personale sanitario poi fa spesso allarmismi, e così è facile confondersi. Di fronte alle lobby farmaceutiche che ci opprimono e spesso si approfittano di noi è difficile rimanere fiduciosi. I pareri del personale sanitario divergono molto a seconda della specializzazione (medico allopatico, omeopata, naturopata ecc..), ce n’è per tutti i gusti. Inoltre, a seconda del paese, le raccomandazioni possono variare drasticamente, il ché non aiuta a tranquillizzarsi. Come facciamo quindi a sapere cosa fare?
Quando si parla di carenza?
La percentuale dell’80% proviene dallo studio ENNS secondo cui, in realtà, l’80% delle persone avrebbe una quantità di vitamina D nel sangue al di sotto di 30 ng/ml.
Un’insufficienza che può essere definita grave, detta anche carenza, è da considerarsi quella inferiore a 10 ng/ml; quindi, se prendiamo questa soglia come riferimento, si scende al 5% di popolazione con carenze, e non all’80%.
Sembrerebbe perciò che gli interessi finanziari spingano a manipolare le cifre e ad adeguare la soglia per far consumare la vitamina D, e questo sin dalla nascita, in quanto l’integratore è prescritto d’ufficio per quasi tutte le maternità.
Benefici ed effetti collaterali
Il tasso ematico non è necessariamente indicativo della scorta contenuta nel fegato, poiché questo è proporzionale al livello di colesterolo di ciascun individuo. I metodi di analisi messi in atto sono molto discutibili.
La vitamina D è un elemento indispensabile della biologia. È riconosciuto che ci sia una correlazione tra un livello sufficiente di vitamina D circolante nell’organismo e la riduzione del rischio di alcune malattie, ma ciò non chiarisce se questo livello di vitamina D sia semplicemente testimone di uno stato di salute generale che protegga dalle malattie, o se un tasso inferiore sarebbe coinvolto nei processi patologici che portano a queste malattie.
Di conseguenza, al momento non ci sono prove che l’aumento dei livelli di vitamina D grazie alla somministrazione di integratori porti agli stessi benefici di un livello adeguato ottenuto in modo naturale.
Alcune ricerche mostrano addirittura che livelli troppo alti di vitamina D siano associati a un aumento della mortalità. Il suo eccesso è pericoloso per il cuore poiché aumenta il rischio di disturbi della frequenza cardiaca. I dati attuali non garantiscono i benefici dell’integrazione, fatta eccezione per comprovate carenze.
Il ruolo del latte materno
A oggi sappiamo che, se la madre non ha carenza di vitamina D, il bambino ne potrà trarre benefici sufficienti, poiché questa vitamina passa nel latte materno.
Nel caso in cui invece la madre abbia una carenza, dare al bambino degli integratori risolverebbe solo una parte del problema. La miglior soluzione rimane dare integratori alla madre e non al bambino, e far godere a entrambi il sole quotidiano.
Uno stile di vita su misura
Fare più attività all’aria aperta e prendere il sole regolarmente, senza consumare il tubetto di crema solare al primo raggio, sarebbero dei primi passi verso un equilibrio che permetta di acquisire vitamina D in modo naturale.
L’integrazione sarà comunque utile in casi particolari, come per alcune malattie, per le persone che beneficiano poco dell’esposizione al sole o che vivono in aree molto inquinate, o ancora per coloro che hanno la pelle scura e vivono in paesi del centro Europa.
La ricerca ha ancora molta strada da fare, quindi mentre aspettiamo nuovi dati più convincenti o un cambio di paradigma, sta a noi vivere uno stile di vita sano e goderci con piacere i benefici del sole.
Dalla rivista e blog Grandir Autrement, articolo di Jenny Balmefrézol-Durand
Traduzione di Elisa Sammarchi