Togliere il ciuccio con serenità e senza inganni è possibile? Sì, ce lo spiega la pedagogista Morena Drago che in questo articolo si rifà ai principi di comprensione, accoglienza, gradualità e coinvolgimento che, oltre essere alla base della Disciplina Positiva, sono gli ingredienti che dovrebbero accompagnare l’addio al succhietto. Armatevi di fiducia reciproca e dimenticate la fretta di dover fare il prima possibile.
Un aiuto dalla Disciplina Positiva
Togliere il ciuccio senza traumi è possibile se consideriamo il bambino (e le sue difficoltà) come una persona da comprendere e supportare, non come un fastidio da sopportare. Troppo di frequente sento affermare con convinzione che il modo migliore per dire addio al ciuccio implica decisioni brutali, come tagliarlo di nascosto dal bambino e poi mostrarglielo rotto, oppure buttare via tutti i ciucci insieme al bambino, assistere a una scena di pianto inconsolabile, che ritorna di frequente nella giornata e nelle giornate successive, fino ad arrivare alla fatidica “risoluzione del caso”.
Credo invece che anche l’abbandono del ciuccio possa essere vissuto come un periodo di cambiamento nella fase evolutiva di ogni bambino e in quanto tale supportata con maggiore consapevolezza da parte del genitore, attingendo anche per questo passaggio alla disciplina positiva.
Comprensione, accoglienza, gradualità e coinvolgimento sono gli ingredienti che dovrebbero accompagnare l’addio al succhietto, non come decisione da subire ma vivendolo come un percorso che vede il bambino al centro di ciò che lo riguarda. Affinché ciò avvenga dobbiamo pensare alla relazione adulto-bambino come qualcosa che si basa sull’amore incondizionato, si erige sulla fiducia reciproca, fatta di continui assestamenti che accompagnano nel tempo.
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Quando e come togliere il ciuccio
Ma facciamo un piccolo passo indietro. Che cos’è il ciuccio? Un supporto che i genitori forniscono al bambino, spesso per consolare il pianto, accompagnare al sonno o soddisfare la suzione non nutritiva senza mettere a disposizione il seno materno. Per il bambino il ciuccio diventa quindi un caro amico sempre a disposizione nei momenti di difficoltà.
Quando il genitore decide di togliere il ciuccio al figlio accade che questi rimane privo dello strumento (che lo stesso genitore gli aveva concesso) con cui prima affrontava le difficoltà, creandosi così un vuoto, privo di risorse per essere vissuto con serenità.
Molti sono convinti di volere bambini indipendenti, ma l’errore che si fa inconsapevolmente è quello di continuare a intervenire in tutto ciò che li riguarda direttamente. Essere pronti per dire addio al ciuccio non è, o meglio non dovrebbe essere, un’abilità che si impone o si insegna, ma una maturazione che necessita di essere favorita e agevolata. I bambini hanno bisogno di adulti che li comprendano, di tempo per adattarsi alle circostanze e di risorse per affrontare le avversità.
Quando un genitore decide di togliere il ciuccio al proprio figlio dall’oggi al domani e pensa “Ma sì, piange una settimana e poi gli passa, si è sempre fatto così e non è mai morto nessuno”, impartisce una lezione tutt’altro che educativa, carente anche di sostegno emotivo.
Quindi come si fa a togliere il ciuccio senza traumi, senza inganni e con serenità?
Il tempo non è una minaccia, c’è bisogno di gradualità, senza la fretta di dover fare il prima possibile.
Idee per togliere il ciuccio senza traumi
Cercate di non creare ansia o terrore psicologico con discorsi iniziati giorni prima, in cui si parla ampiamente al bambino del cambiamento che dovrà affrontare, questo aumenterebbe e anticiperebbe la paura nel bambino di non sapere cosa aspettarsi.
Cominciate proponendo al bambino di riporre il ciuccio nella sua scatolina in momenti in cui i bisogni essenziali sono soddisfatti. Per esempio per brevi tragitti in auto, il bambino abituato a viaggiare succhiando potrebbe sentirsi incredibilmente annoiato e con un forte senso di vuoto.
Vivete il qui e ora con spontaneità, legittimando le reazioni del bambino e non ammonendole (“Hai ragione, ti capisco, anche a me capita di annoiarmi! Sai cosa faccio in questi casi?”) e gli fornite un’alternativa allettante che non ha mai visto prima, sicuramente lo stupore sarà un valido alleato. Potete attingere a una vasta gamma di proposte ludiche homemade, pensate con anticipo però, nulla deve essere lasciato al caso o all’improvvisazione. Prima di uscire di casa, potreste mettere dei glitter in polvere dentro una bottiglietta di plastica riempita di acqua calda (ben chiusa!): datela al bambino una volta arrivati in auto, sarà coinvolto attivamente in questa nuova divertente esplorazione sensoriale e concentrerà la sua attenzione in una nuova attività, scoprendo così, inconsciamente, che durante i “tempi morti” si possono fare esperienze gratificanti!
In questo modo il bambino ha vissuto un breve distacco dal ciuccio in maniera positiva e registrerà l’informazione che in quel contesto, un viaggio in auto corto, non utilizzare il caro amico fidato non è stato per niente male, anzi!
Dando al bambino la possibilità di attivare risorse personali, come la curiosità e la gioia della scoperta, lo fa uscire da una posizione di passività, subire una cosa che ha sempre fatto (il viaggio in auto in questo caso) senza una cosa che ha sempre avuto, il ciuccio.
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Come gestire il pianto
E se a un certo punto si mette a piangere? Mantenetevi in ascolto, non tanto con le orecchie, che quelle sono già allenate, mi riferisco a un ascolto empatico, fate in modo che togliere il ciuccio non diventi per voi una questione di principio che vada a minare la vostra relazione.
Le prime volte i genitori possono pensare: “No, ho detto che non glielo devo dare e non glielo darò, altrimenti penserà che se cedo una volta poi cederò sempre, rinforzando il suo comportamento di insistenza e alla fine l’avrà vinta lui”. Non bisogna considerarla una questione di potere, si vince tutti se si affronta questo percorso mantenendo sempre uno stato generale di benessere!
Se si mette a piangere e volete ridargli il ciuccio, non vivetela come una sconfitta personale ma elogiate quanto è accaduto, dicendogli: “Sono davvero contenta per come sono andate le cose stamattina, sono fiera di te, sei riuscito ad affrontare una cosa nuova e pensa che meraviglia la scoperta di questa bottiglietta così divertente, non ci avevamo mai giocato prima! La portiamo in macchina anche domani?”. Che bella carica di autostima farà il vostro bimbo quando vi sentirà dire a voce alta che avete notato i suoi sforzi e li state apprezzando! Attraverso la vostra restituzione verbale realizzerà di esserci riuscito e aumenterà anche la sicurezza in sé stesso.
«Se pensiamo che un bambino piccolo stia soffrendo, gli offriremo il nostro conforto, ma se invece crediamo che sia manipolativo potremmo tirarci indietro. Se lo consideriamo un ribelle, saremo tentati di punirlo, ma se capiamo che i bambini hanno forti istinti a resistere, ci sforzeremo di superare l’impasse»¹.
Questo voleva essere un esempio di partenza e la “strategia” messa in atto altro non è che un importante supporto che potete offrire al vostro bambino in altri momenti della giornata.
Abbandonare il succhietto in questo modo non sarà certo veloce, il parametro però non deve essere il tempo, ma lo stato di benessere, soprattutto emotivo del bambino e perché no anche di noi adulti, risparmiandoci così anche la frustrazione di vedere e sentire nostro figlio in lacrime!
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di Morena Drago
Pedagogista specializzata in Pedagogia neonatale e consulente per l’abbandono dolce del pannolino e del ciuccio.
¹ D. McNamara, Capire i piccoli, Il Leone Verde, 2018.