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Giocando si impara

Nella pedagogia e nello studio dello sviluppo cognitivo dei bambini, il gioco ha sempre avuto grande rilevanza: giocando, infatti, si impara a relazionarsi con gli altri, a fare affidamento sulle proprie risorse e a mettere in pratica quanto visto e assimilato dal mondo esterno.

In occasione del 28 maggio, Giornata Mondiale del Gioco, abbiamo tradotto per voi un articolo della rivista The Green Parent in cui Tina Bruce, educatrice froebeliana, sottolinea i tanti motivi per cui il gioco è di vitale importanza nello sviluppo del bambino.

Il modello froebeliano

Il gioco non può essere definito in modo preciso e oggettivo. I diversi metodi educativi per la prima infanzia vedono il gioco sotto punti di vista differenti e decidono se e quanto sia importante. Le seguenti riflessioni si ispirano all’approccio educativo di Friedrich Froebel, il quale pensava che il gioco fosse il mezzo principale per imparare e formare la comprensione del mondo facendone esperienza diretta.

Il gioco libero

Il gioco libero impiega esperienze dirette e in prima persona, che attingono al potente bisogno intrinseco del bambino di mettersi alla prova, manipolare materiali, esplorare, scoprire ed esercitarsi di continuo. Inoltre, non comporta alcuna pressione esterna a conformarsi a regole, obiettivi, compiti o direttive imposte da terzi, a differenza di quello programmato, che permette al bambino di sperimentare la rottura, il mantenimento e la creazione di regole nell’ambiente sicuro del gioco.

Il gioco come evento unico e irripetibile

Il gioco è un processo attivo senza un prodotto finale: quando il gioco finisce, finisce, e non potrà mai più essere giocato con le stesse dinamiche. È figlio del momento e con lui scompare. Ciò allena due elementi centrali nella vita intellettuale del bambino: flessibilità di pensiero e adattabilità.

Il gioco ha motivazioni intrinseche e non si basa su ricompense esterne, è a propulsione autonoma. I bambini non possono essere obbligati a giocare: le giuste circostanze e le dinamiche adeguate permettono al gioco del bambino di fluire.

L’importanza dell’immaginazione

Il gioco è fatto di mondi immaginari, possibili e alternativi, di «facciamo finta che…» ed «e se…». Questa modalità eleva i partecipanti dal mondo reale e oggettivo a livelli più alti e astratti di funzionamento. Sono necessarie immaginazione, creatività, originalità e innovazione.

La vita simbolica del bambino sfrutta le esperienze quotidiane in modalità sempre più astratte.
Il gioco, al suo apice, consente ai bambini di sperimentare le attività che potranno fare davvero nella loro vita futura: guidare una macchina, fare un’operazione chirurgica, gestire un negozio…

La collaborazione e l’autonomia nel gioco

Il gioco può essere iniziato da un bambino o da un adulto, ma quest’ultimo deve fare attenzione a non imporre le sue decisioni come uniche o più importanti. Il gioco libero dev’essere come una conversazione in cui ognuno ascolta e cerca di entrare in sintonia con gli altri.

Il gioco può essere individuale, permettendo al bambino di agire con la sensazione di avere il controllo sulla sua vita; aiuta i piccoli a sviluppare consapevolezza e convinzione dei propri sentimenti, idee e relazioni; fornisce uno spazio personale per la contemplazione e il benessere, perché dà la forza per affrontare gli eventi della vita.

Il gioco può vedere la collaborazione di due bambini o di un adulto e un bambino, oppure può essere fatto in gruppo con o senza la partecipazione di un adulto. Le persone adulte devono maneggiare con cura le idee, le relazioni e i sentimenti dei bambini e non invadere, sopraffare o porre limiti alle possibilità del gioco libero: la libertà guidata necessita di un delicato equilibrio.

Il bambino e le sue risorse

Il gioco consiste nello sguazzare nelle idee, nei sentimenti, nelle relazioni e nell’abilità fisica. Aiuta a diventare consapevoli di se stessi in relazione agli altri e al mondo, portando a unità e interconnessione.           

Nel gioco libero i bambini impiegano le abilità tecniche, il talento e le competenze che hanno sviluppato fino a quel momento. Si possono sentire sicuri di sé e al comando. Il gioco, più che introdurre nuove conoscenze, dimostra agli adulti quanto i bambini sappiano e abbiano imparato.

Il gioco è un meccanismo integrato che mette insieme tutto ciò che i bambini hanno imparato, conosciuto e compreso. Si fonda su esperienze di vita reale che vengono processate ed esplorate. Nella maggior parte dei casi aiuta all’auto-guarigione e conduce a una vita intellettuale consapevole e connessa con gli altri, con la società e con il resto del mondo. Il gioco nella prima infanzia diventa una risorsa potente per la vita presente e futura del bambino.

Tina Bruce ha studiato al Froebel Educational Institute, ora parte dell’Università di Roheampton, per fare insegnante alla scuola primaria. È diventata poi un’educatrice froebeliana e segue i princìpi che promuovono un approccio olistico nell’insegnamento. Sempre molto rilevanti, i suoi libri e articoli fanno riferimento a fondamentali temi froebeliani come l’alfabetizzazione, il gioco e la creatività.


Dalla rivista The Green Parent
Traduzione di Paola Tinto  

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