Nell’immaginario collettivo i bambini dovrebbero essere sempre tranquilli, sereni, non disturbare, dormire tutta la notte prima possibile, finire tutto quello che hanno nel piatto, stare fermi.
Questi bambini sono quelli rappresentati dalle pubblicità, da una cultura dell’immagine, non dei sentimenti. Non c’è chiarezza su quali siano i bisogni oggettivi di ogni bambino, in qualsiasi angolo della Terra nasca e cresca.
Si scambiano questi bisogni con i vizi, in quanto i bambini sanno bene come fare per reclamare ciò che gli è necessario per acquisire sicurezza, autonomia e fiducia in sé e in chi si prende cura di loro. Spesso lo fanno in maniera insistente, e molti pensano che il bambino non abbia limiti e che i genitori, soprattutto la madre, non siano capaci di darglieli.
Il bisogno più immediato e importante di ogni neonato è quello di contatto. Va da sé che se un neonato ha bisogno di contatto fisico ciò avverrà nel contesto di una relazione affettiva. Molti scambiano questa esigenza di contatto con un vizio, quello di voler sempre stare in braccio, di essere cullati, in maniera continua in momenti di difficoltà come l’addormentamento o la malattia.
Anche molti psicologi, a mio parere, confondono la simbiosi madre-bambino con il bisogno di contatto e perciò forniscono età (di solito entro l’anno di vita) in cui questa deve allentarsi.
Vorrei che fosse chiaro che invece esistono numerosi studi anche di psicologi molto famosi che provano esattamente il contrario e che anzi, considerano le cure prossimali (1), cioè quelle che richiedono la vicinanza dell’adulto che si prende cura del bambino, un elemento fondamentale per la conquista dell’autonomia e dell’indipendenza.
L’istinto delle madri andrebbe valorizzato e non sminuito, poiché nella maggioranza dei casi le aiuta a sintonizzarsi coi bisogni dei bambini ed a rispondere adeguatamente alle loro richieste.
Perciò chi pensa di aiutare le mamme dando loro consigli non richiesti, in realtà provoca dubbi che spostano la loro attenzione dal bambino verso l’esterno. Dovrebbe diventare patrimonio comune che allattare a lungo, dormire vicino ai propri figli, portarli addosso nelle fasce e rispondere prontamente ai loro segnali NON renderà i bambini dipendenti ma esattamente il contrario. La sicurezza esperita, soprattutto nei primi tre anni di vita, sarà un’iniezione di fiducia e di autostima (2) che varrà per tutta la vita, sia quella della mamma che quella del bambino.
Alessandra Bortolotti
Note:
1. Moschetti A., Tortorella, M.L., “Ossitocina e attaccamento” Quaderni acp 2007; 14(6): 254-260.
2. Ainsworth M. , Tracy R., (1972) “Infant feeding and attachment” articolo scaricabile in inglese al link:
http://www.eric.ed.gov/ERICDocs/data/ericdocs2sql/content_storage_01/0000019b/80/39/59/5a.pdf
simona
è così triste constatare che è ancora necessario doverlo spiegare…
Maria Luisa Tortorella
Anche il nostro articolo è liberamente scaricabile dal sito dell”ACP: http://db.acp.it/Quaderni2007.nsf/bb932302c16c9a9dc1256f430065da21/2ae6f109e697ea4ec12573c60035d38f?OpenDocument&Highlight=0,ossitocina
alessandra bortolotti
Grazie Maria Luisa della precisazione. Utilizzo il vs articolo ogni volta che scrivo, mi è utilissimo e credo che andrebbe inserito nei corsi di laurea sia di psicologia che di specializzazioni come pediatria.. troppi ignorano le correlazioni tra ossitocina e attaccamento! Buon lavoro
Gabriella Falcicchio
Sono felice che nella giungla dei consigli per genitori, si ricominci a fare silenzio per ascoltare le voci più interne che ci abitano. A ben sentire, i bisogni del bambino sono anche una fonte di piacere e bellezza infinita per i genitori. Bisogna cominciare a ridire anche questo: cosa c”è di più bello di tenere il proprio piccolo tra le braccia, che stia poppando, dormendo o stia solo lì al tepore senza far nulla?
Enrica
L”ignoranza che c”è in giro è veramente sconfortante, perchè non deriva dall”ignorare, ma dal NON voler conoscere. E noi mamme specialmente nei primi mesi siamo tutte prese a giustificarci con l”esterno e prendersi critiche maligne perchè secondo “qualcuno” non siamo “brave mamme”, io per questo sono caduta in una brutta depressione.
Arianna
mamma di edoardo di 2 anni che continuo ad allattare ogni volta che lo chiede, che dorme nel lettone con me, che ancora non conosce il sapore della cioccolata, la sensazione dell”acqua gasata. il mio istinto mi dice che sto facendo la cosa giusta anche perchè è edoardo che me lo fa capire ma… come è difficile “combattere” tutti i giorni contro amici parenti pediatri che mi guardano come fossi matta e che giudicano e che mi fanno nascere in testa milioni di dubbi !!!! grazie a voi per sostenere, anche in modo scientifico, il mio istinto di mamma ! Arianna
serena
purtroppo quando la testa inizia ad andare in fumo, e anche il più semplice gesto di allattare al seno diventa una cosa insormontabile, nn c”è proprio niente da fare… io ho allattato il mio bambino solo x due mesi poichè la depressione post-parto mi ha preso proprio sull”allattamento,io sono stata male. Ogni olta ke lo dovevo allattare mi veniva l”ansia..per fortuna ora è un bimbo pieno di energia e soprattutto autonomo,e nn ha problemi a socializzare..nn sempre fa bene allattare al seno, ci sono dei casi in cui si pensa prima alla salute della madre e quindi di conseguenza quella del figlio, e poi a uello ke gli altri possono pensare di questa scelta!!! un in bocca al lupo a tutte
I BISOGNI DEI BAMBINI NON SONO VIZI | Rossella Grenci
[…] questa domanda risponde un libro della scrittrice Alessandra Bortolotti: I bisogni dei bambini non sono […]
Alexandra
ri-condivido tutto!
A sentire certa gente i bambini dovrebbero essere coccolosi solo quando a noi va di giocare a bambola.
Il commento di serena aggiunge una dimensione importante: quello che noi diamo al bambino è la NOSTRA serenità, ed è anche un esempio di rispetto ed amore, e per quello dobbiamo anche avere rispetto ed amore per noi stesse, e accettare i nostri limiti, fisici, emotivi o intellettuali che siano. Non credo che possa fare male ad un bambino condividere la realtà della propria famiglia, anche se non “canonica” o perfetta.
federica testa
e occorre che i servizi per la prima infanzia su tutto ciò fortemente riflettano…
una tagesmutter
I BISOGNI DEI BAMBINI NON SONO VIZI | Il blog di Rossella Grenci
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