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Allattamento al seno: il ruolo del papà
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Personalmente li ritengo i soliti luoghi comuni, un po’ come dire “l’allattamento sfibra” (come se pulire, sterilizzare, preparare il biberon fosse rilassante!).

I papà hanno un ruolo cruciale nell’allattamento al seno, molto più di quanto possano immaginare.

Un uomo potrà pensare “Ma cosa c’entro io con l’allattamento materno? Mica ho il seno!”.

Vero che l’uomo non ha il seno, ma non è nemmeno provvisto di utero e vagina, e pertanto assiste e spesso collabora attivamente al parto della propria compagna!

Prima di tutto i papà possono fornire aiuto pratico.

Aiutare la mamma a trovare una posizione comoda, portarle dei cuscini, porgerle il bimbo dopo che lei si è sistemata in modo confortevole. Sembrano sciocchezze, ma in particolare nel primo periodo dell’allattamento sono attenzioni tutt’altro che trascurabili.

Anche di notte questi gesti sono particolarmente graditi, e possono contribuire a far sentire una mamma meno abbandonata a se stessa in questo compito.

L’incarico fondamentale dei padri però è quello di tornare al ruolo primitivo di “maschio” e cioè quello di proteggere la madre del suo cucciolo (e il suo cucciolo) dall’ambiente circostante.

Così come quando una donna diventa madre spesso scopre il suo lato “animale”, nel senso di istintivo, primordiale (basti pensare al parto stesso o ad alcune sensazioni molto forti che si possono provare quando si ha un neonato), anche i neopapà dovrebbero ricordarsi che non sono altro che mammiferi maschi.

Il papà dovrebbe fare quanto possibile per creare un clima sereno e protetto intorno alla neofamiglia, difendendo con le unghie e con i denti (in senso figurato!) il “nido”, quindi fare da filtro rispetto alle visite di parenti e amici (che il più delle volte sono fonte di stress), alle telefonate, a tutte le incombenze pratiche che di certo pesano alla propria compagna.

Penso inoltre che la cosa che le mamme chiedano di più al proprio partner sia fiducia: fiducia nella loro capacità di essere madri, fiducia in quello che stanno facendo.

Spesso quando un allattamento ha dei problemi le mamme mi riferiscono che il proprio compagno si è schierato “dalla parte del nemico”, che sia il pediatra o la suocera non importa, comunque dalla parte di chi la pensa in maniera opposta, mettendo in discussione le scelte della mamma (magari con argomentazioni banalizzanti tipo “non sei lucida per via della tempesta ormonale” e via dicendo).

Questo non significa che per forza la mamma abbia sempre ragione e gli altri sempre torto, ma vedo che in genere i padri accettano con favore la soluzione apparentemente più semplice.

Sappiamo bene che il cervello maschile è diverso da quello femminile, per cui di fronte a una situazione difficile l’uomo propone soluzioni pratiche e razionali, mentre la donna preferisce il dialogo, l’ascolto e la comprensione.

È il classico equivoco che fa scaturire le liti nelle coppie: lei ha un problema e ne vuole parlare, parlare e basta, non chiede che qualcuno le trovi la soluzione. Lui invece risponde con proposte e spiegazioni… ed è l’inizio dell’incomprensione!

Nell’allattamento questo si traduce in “Pensi di avere poco latte? Dai un biberon di aggiunta” oppure “Sei affaticata? Smetti di allattare o tirati il latte che ci penso io”.

Dal punto di vista pratico questi ragionamenti non fanno una piega, anzi, credo che molti uomini non capiscano come mai una donna che incontra difficoltà nell’allattamento si affanni tanto per trovare una soluzione diversa dal biberon.

Ci sono però dei dettagli tutt’altro che trascurabili.

Il primo e forse più evidente è che il latte artificiale è ancora ben lontano dall’essere equivalente al latte materno (e anche se un lontanissimo giorno lo diventerà, resta sempre il fatto che il latte materno è gratis)

L’altro è che allattare al seno è una delle fasi del processo riproduttivo che inizia con il concepimento, si evolve nelle gravidanza, sfocia nel parto e si conclude, appunto, con l’allattamento. Quando uno di questi passaggi “salta”, è naturale che la maggior parte delle donne si senta in crisi.

Vogliamo rivolgere la situazione al maschile? Mettiamo che il vostro partner non possa avere figli e voi con naturalezza gli diciate “Non preoccuparti, tesoro, ricorrerò al seme di un donatore. Tanto è lo stesso, alla fine il figlio lo cresceremo noi per cui sarà nostro a tutti gli effetti”. Certo, è una strada che si può intraprendere, ma non credo che un uomo faccia questa scelta in un battito di ciglia e che sia contento che voi glie lo proponiate con tanta leggerezza! Avrà bisogno di tempo per ponderare e per accettare una procedura che in qualche modo mette in discussione il suo “essere uomo”.

Cosa può fare quindi un papà?

Innanzitutto informarsi, possibilmente già durante la gravidanza, non solo sul parto e su come potrà essere di aiuto, ma anche sull’allattamento al seno: come funziona, cosa è “normale”, di modo che non si stupirà se quel cuccioletto minuscolo mangerà così spesso o se i suoi ritmi sono irregolari.

In questo modo potrà fare da barriera anche verso i “cattivi consigliatori”, cioè quelli che criticano la mamma perché non allatta a orari o perché non dà il biberon di acqua o di camomilla.

Vi assicuro che per una mamma, bersagliata da queste critiche, è di grande sollievo avere l’appoggio del partner!

Nel caso in cui insorgano dei problemi, il ruolo del padre diventa ancora più importante.

Nel 2005 è stato fatto uno studio in Campania su un gruppo di genitori. A tutte le madri venivano forniti consigli sull’allattamento. I padri invece erano stati divisi in due gruppi: un gruppo non riceveva nessuna informazione, l’altro gruppo veniva formato specificatamente sulla gestione dei più comuni problemi dell’allattamento al seno.

I risultati sono stati strabilianti: la differenza tra i due gruppi è stata molto marcata, cioè l’allattamento al seno era molto più diffuso nel gruppo in cui i padri erano stati formati. A titolo di esempio, nel gruppo dove i papà non erano stati formati, le madri che avevano la percezione di avere poco latte erano il 27%, mentre nell’altro gruppo la percentuale scendeva al 9%.

E’ chiaro quindi che al giorno d’oggi l’allattamento non è solo “roba da donne”, coinvolge gli uomini e hanno una grande responsabilità nella sua riuscita.

Quindi, cari papà, voi non siete esclusi dall’allattamento al seno.

Avete un ruolo importante anche se spesso il vostro lavoro si svolge nell’ombra!

Sara Cosano

Per saperne di più:

Un dono per tutta la vita di Carlos Gonzalez – Il leone verde Edizioni

– Allattare, un gesto d’amore di Tiziana Catanzani e Paola Negri – Bonomi Editore

– Allattare.net di Maria Ersilia Armeni – Castelvecchi Editore

Bibliografia:

– Pisacane A, Continisio GI, Aldinucci M et al. “Uno studio clinico controllato sul ruolo del padre nella promozione dell’allattamento al seno.” Pediatrics 2005;116;494-8

Chi può aiutarti:

Le tre figure principali nel sostegno alle mamme che allattano sono:

– Consulenti professionali in Allattamento Materno (IBCLC): professionisti sanitari specializzati nella gestione clinica dell’allattamento al seno.

– La Leche League: associazione a livello mondiale con più di 50 anni di storia che aiuta le donne tramite consulenti che sono mamme con esperienza di allattamento al seno.

– Peer counsellors (consulenti alla pari): mamme che aiutano altre mamme nei gruppi di auto-aiuto.

Potete trovare I contatti nell’articolo Vuoi allattare? Ecco chi ti aiuta…

Un commento

    • Chiara

    • 14 anni fa

    Posso testimoniare personalmente la veridicità di questo articolo: il supporto paterno durante l”allattamento è davvero importante ed aiuta a non “mollare” alle prime difficoltà.

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