Una lettera commovente, scritta da una mamma ai suoi bambini nati prematuri…
Oggi sareste dovuti nascere, e invece compite tre mesi.
Siete nati un giovedì, dopo solo 27 settimane di gestazione. Avete trascorso i primi 84 giorni di vita fra le sterili pareti di un’unità intensiva, e io ho trascorso le vostre prime 84 notti senza di voi.
Ho pregato tanto in quel periodo. Soprattutto, ho pregato e persino supplicato che non ricordaste. Ho chiesto che dimenticaste ogni iniezione, ogni procedura, ogni sonda, ogni filo e cavo, e ogni istante trascorso in solitudine dentro quella calda scatola di plastica.
Ma mentre vi guardavo crescere, ho iniziato a capire che in quest’incubo c’erano alcune cose che non dovevate dimenticare; qualcosa che vi riguarda e che dovete sapere.
1. Siete forti
Vi ho visti lottare per respirare. Non è un modo di dire enfatico per descrivere quello che avete passato. Ho visto i vostri meravigliosi occhi che si concentravano con determinazione mentre coordinavate quei piccolissimi muscoli e spingevate il diaframma per far entrare l’aria.
Ho visto il sollievo sui vostri volti e in tutto il corpo mentre l’aria si riversava dentro, e tutta la stanchezza quando la lasciavate andare. Poi, vi ho visto farlo ancora e ancora, senza posa, finché il vostro corpo non ha imparato il suo ritmo vitale.
Forse arriverà un giorno nella vita in cui vi sentirete deboli o inadeguati; vi prego, ricordate che siete riusciti nell’impresa con la sola forza del vostro animo e della vostra volontà. Siete forti e coraggiosi.
2. Eravate pronti
Avete tenuto duro come non mai in quei giorni trascorsi nell’unità intensiva. Un giorno, ho visto che vi prelevavano il sangue dal tallone, poi vi cambiavano la fasciatura lungo una linea centrale che andava dal polso al cuore, e infine vi hanno fatto il secondo di cinque elettrocardiogrammi.
Accadeva tutto nella confusione di poche ore e il caos è svanito in fretta dalla stanza così come era venuto.
Sono rimasta accanto a voi, le mie mani tese attraverso gli oblò dell’incubatrice, a sfiorarvi la testa e il pancino, vi ho tenuti stretti per quanto possibile e vi ho chiesto scusa.
Vi ho detto quanto mi dispiacesse che tutto questo vi fosse capitato, quanto fossi mortificata per non avervi tenuto più a lungo, perché non vi avevo più accoccolati al sicuro, l’uno accanto all’altro, a proteggervi dal mondo così come avrei dovuto.
Credevo di essere sola, ma immagino che l’infermiere di turno abbia sentito. Più tardi, quello stesso giorno, mi disse: “In tutti questi anni come infermiere, se c’è una cosa di cui sono sicuro è che i neonati sono davvero bravi a dirci quando è arrivato il momento di uscire.”
Aveva ragione. Insieme abbiamo attraversato l’inferno per arrivare fin qui, ma, miei piccoli adorati, voi siete perfetti. Forti e sani, siete proprio nel luogo esatto in cui dovreste essere. Dio solo può sapere cosa sarebbe successo se vi avessi portati a termine.
Forse arriverà un giorno nella vita in cui non vi sentirete pronti ad affrontare ciò che ci si aspetta da voi. Forse vi sentirete terrorizzati, sopraffatti o mal preparati. Vi prego, sappiate che il vostro istinto sui tempi ha sempre funzionato. Siete pronti.
3. Siete privilegiati
Avete perduto un intero trimestre di gestazione. Ci sono una quantità di ragioni per cui, visto che sto scrivendo questo, è andata bene così.
È andata bene perché siete nati in un Paese con le risorse e la tecnologia in grado di sostenere i vostri fragili corpi. È andata bene perché ci è capitato di vivere in una comunità che ha accesso a cure straordinarie. Ed è andata bene perché un gruppo di colleghi di lavoro si è fatto avanti donandomi le proprie sudate ferie e consentendomi di starvi accanto ogni giorno fino alla guarigione.
Forse arriverà un giorno nella vita in cui incontrerete qualcuno che non ha avuto i vostri stessi vantaggi. Non sentitevi mai in colpa per questo, ma siate sempre grati dei doni ricevuti. Siete dei privilegiati.
4. Non siete mai soli
Non so nulla di cosa possa significare avere un gemello identico, e mai lo saprò. Tuttavia, so che ogniqualvolta tenevo uno di voi due da solo, eravate spesso irrequieti, le vostre funzioni si alteravano, o quantomeno mostravate i segni delle sofferenze trascorse. Quando invece vi tenevo insieme, vi sistemavate in una calma pesantezza e scivolavate in un sonno profondo.
So che il ritmo dei vostri cuori rallentava fino a battere in sincronia e respiravate all’unisono.
Vi ho visto aprire gli occhi e studiarvi con intensa concentrazione, e cercarvi fino a toccarvi.
So che qualunque cosa significhi essere gemelli identici, vuol senz’altro dire che mentre lottate per superare i giorni più duri della vostra vita, qualcuno lotta al vostro fianco.
Forse arriverà un giorno nella vita in cui vi sentirete alla deriva o non saprete a chi chiedere aiuto. Rivolgetevi l’uno all’altro. Non sarete mai soli.
5. Siete amati
Poiché le visite nell’unità intensiva erano limitate, in quei primi mesi le persone hanno dovuto inventare modi creativi per farci sentire il loro sostegno e affetto.
Vostra zia ci faceva spesso trovare sulla soglia di casa la cena o qualche spuntino salutare. Una delle nonne ha fatto a maglia i vostri maglioncini e giocattoli, mentre l’altra ci ha spedito cartoline in modo che ne ricevessi una ogni pochi giorni. Un amico che non sentivo da 10 anni vi ha regalato i seggiolini per l’auto. Sconosciuti hanno pregato per voi.
Forse arriverà un giorno nella vita in cui sentirete di non essere abbastanza. Vi prego, sappiate che siete stati avvolti d’amore sin dal vostro primo respiro. Siete stati amati prima che poteste dire alcunché, o fare alcunché, prima che sapeste la minima cosa o che diventaste qualsiasi cosa.
Per i giorni difficili e tristi, piccoli miei: voi siete amati!
Traduzione dall’inglese di Michela Orazzini
(Lettera ai miei figli gemelli nati prima del tempo di Megan Szylvian, www.parentdish.co.uk, 20.10.2014)
andrea
Leggendo questa storia, mentre faccio pausa con i colleghi, mi don scese delle lacrime, quanto amore e quanta forza nella vostra famiglia.
Un abbraccio.