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Mamma e bambino, creare insieme
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Diventare mamma rappresenta l’atto creativo per eccellenza. La donna apprende, attraverso un percorso di consapevolezza, a fare spazio per accogliere le trasformazioni che il suo corpo e la sua mente vivranno durante i mesi di endogestazione. E sin dai primi attimi di vita intrauterina, mamma e bambino sperimenteranno la consapevolezza di vivere, come protagonisti assoluti, un vero e proprio miracolo creativo, una scintilla di pensiero che racchiude in sé tutto il senso del mondo.

Mettere al mondo un figlio è concepire nuove parti sé, come donna consapevole di camminare sul mondo, esprimendo liberamente se stessa e il suo essere madre. Ed è attraverso questo atto creativo che la coppia sperimenta le sue risorse endogene, spesso inconsapevoli, attraverso le piccole e grandi conquiste che caratterizzano il diventare genitori.
Il dono più bello che un genitore possa fare ai figli è l’ottimismo, indispensabile per crescere sereni. Secondo Seligman l’ottimismo è il risultato del nostro stile di attribuzione, vale a dire come interpretiamo gli eventi che ci riguardano. Crescendo, il bambino si crea un’immagine causale delle cose che gli accadono, sviluppa cioè delle teorie sui motivi per cui determinate cose accadono e del perché egli fallisce o ha successo. Come genitori possiamo quotidianamente migliorare l’ottimismo dei nostri figli attraverso una serie di azioni “creative” che sollecitano nel bambino il bisogno di far leva sulle sue risorse interne, quali
· proporre loro attività che migliorano la loro padronanza del mondo circostante, come scegliere i vestiti da mettersi ogni giorno, le cose da acquistare al supermercato, i cibi da mangiare, i giochi. Questo approccio comporta anche lasciare che i nostri figli provino a risolvere da soli le proprie difficoltà, senza criticarli in caso di insuccessi. Sostituirsi a loro, anche se a volte è più rapido, criticarli o lodarli senza un motivo impedisce ai nostri figli di sviluppare le capacità necessarie per affrontare la vita, e riduce la loro fiducia in se stessi, perché trasmettiamo il messaggio che sono incapaci di cavarsela da soli.
· stimolare nei propri figli la creazione di nuove strategie per relazionarsi meglio con gli altri, come fare amicizia con altri bambini, negoziare in caso di disaccordi, rivolgersi a persone adulte.
· spiegare i loro (e i nostri) insuccessi e successi con commenti che promuovono uno stile ottimista, cioè descrivere l’evento negativo come di importanza limitata, temporaneo, circoscritto a un solo aspetto della loro persona, e dovuto a cause esterne o a un loro comportamento modificabile.

Numerosi studi si sono concentrati sul mettere in evidenza le basi cerebrali del pensiero creativo. Già negli anni Settanta è stata promossa, su basi scientifiche, la teoria che la creatività fosse associata ad una maggiore attivazione da parte dell’emisfero destro del nostro cervello: tale zona, infatti, sembrerebbe avere un ruolo predominante a livello di percezione e produzione musicale, nella creazione delle arti visive e nella produzione di immagini mentali (Martingale, 1981; Seamon – Gazzaniga, 1973, cit. in Sternberg 1999).

Secondo Gardner (1994) la persona creativa è colei che regolarmente risolve dei problemi, elabora dei prodotti o formula interrogativi nuovi in un modo che inizialmente viene considerato originale ma che finisce per venir accettato in un particolare ambiente culturale. La persona creativa non è creativa una tantum. È in grado di comportarsi creativamente sempre: l’atto creativo non è un evento unico, la creatività è piuttosto di uno stile di vita.

mamma-bambino

Uno dei primi compiti dei genitori è quello di offrire al bambino, fin da piccolissimo, delle opportunità per esprimere le proprie potenzialità. Può essere utile far possedere un luogo segreto, in cui il bambino può pensare e sognare; offrire, se possibile, vari materiali come album da disegno e strumenti musicali; ritagliare degli spazi temporali e fisici in cui creare; incoraggiare il bambino a disegnare e valorizzare le “produzioni artistiche”; portare i bambini ai musei e far ascoltare loro la musica; non reprimere la creatività dei propri figli con suggerimenti; far comprendere ai bambini l’importanza di “partecipare” anche se il proprio contributo sarà secondo o terzo; stabilire un clima allegro e utilizzare l’ironia quando si lavora a qualcosa di creativo e darsi il peso giusto e darlo ai propri figli, senza utilizzare frasi del tipo “sei un genio!”.
L’educazione alla bellezza equivale a fornire ai nostri bambini la capacità di apprezzare la poesia del mondo, offrendo loro validi strumenti per fronteggiare gli imprevisti della vita.
Come genitori è fondamentale incoraggiare il potenziale del nostro bambino attraverso l’ascolto consapevole innanzitutto di noi stessi. L’ascolto delle nostre emozioni come genitori ci permette di riconoscere ed eventualmente esprimere una serie di emozioni, spesso poco piacevoli, che inevitabilmente tendiamo a nascondere e che trasmettono al bambino sentimenti di rabbia e impotenza.

Tutto questo influenza negativamente la percezione che il bambino ha di sé condizionando lo sviluppo di una sana autostima e senso di efficacia, fondamenta necessarie per crescere. Un passo successivo è far leva sui suoi punti di forza, guardandolo negli occhi e parlando con tono di voce dolce e moderato, sottolineando due elementi fondamentali del nostro bambino, quali l’energia e la sua creatività.
Alfie Kohn sostiene che uno dei bisogni fondamentali del bambino è di essere amato senza se e senza ma e di essere accettato anche quando combina guai o fallisce. I sistemi educativi attualmente ancora in uso quali punizioni, castighi, premi e altre forme di controllo inducono invece i nostri figli a credere di essere amati solo se ci compiacciono o ci colpiscono in modo favorevole, e hanno come unico effetto quello di far sentire il bambino sbagliato come persona.

L’obiettivo invece è far riflettere noi genitori su quali sono i bisogni dei nostri figli e come possiamo soddisfare tali bisogni, base solida da cui partire in un clima di alleanza e cooperazione. Perché educare è l’atto creativo per eccellenza, è portare rispetto, amore, ricerca comune dei valori nei rapporti tra due persone.

E’ far venire fuori da lui ciò che è dentro di lui. In altri termini, vuol dire aiutare qualcuno ad esprimere se stesso, ad essere quello che è, a comportarsi seguendo la sua personalità. Educare alla creatività è un atto d’ amore e noi come genitori possiamo fare molto, perché:

“Tutti i bambini sono degli artisti nati; il difficile sta nel fatto di restarlo da grandi. (P. Picasso)”.

Cecilia Gioia

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