• 0 Elementi - 0,00
    • Il carrello è vuoto.
L’importanza dell’allattamento nelle parole di Maria Montessori

Mentre stavo per spedire all’Editore questo articolo ho ricevuto la notizia che Grazia Honegger Fresco ci aveva lasciato. È una grave perdita per tutto il mondo montessoriano e per il Centro Nascita Montessori di cui era Presidentessa onoraria.
Sul tema dell’allattamento in particolare, Grazia ha rappresentato il ponte tra la tradizione montessoriana e le proposte più avanzate che, su questo tema, si andavano via via elaborando a livello nazionale e internazionale.
Nei suoi libri ha difeso con forza l’allattamento come strumento di rispetto delle necessità primarie dei bambini e delle bambine, raccontando e facendo conoscere i protagonisti delle iniziative più significative in tale contesto. Per tale motivo nel 2008 l’UNICEF le ha conferito il Premio” Dalla parte dei Bambini” come “Autorevole e instancabile difensore dei diritti dei più piccoli, erede di Maria Montessori”.

Perché il metodo Montessori è utile anche per i neonati

Il Centro Nascita Montessori (CNM) è una delle prime associazioni montessoriane. Venne infatti fondato da Adele Costa Gnocchi, prima allieva e poi amica di Maria Montessori, dalla quale raccolse l’indicazione di estendere questo metodo educativo anche alla fascia di età dei piccolissimi, includendo quindi anche neonati e bambini nei primi mesi e anni di vita.
All’interno del CNM, da tempo, abbiamo aperto una riflessione su quanto, nel campo della pedagogia sanitaria e in particolare nell’ambito materno-infantile, il pensiero della Montessori abbia influenzato positivamente le indicazioni formulate nel campo della promozione della salute da importanti e autorevoli agenzie internazionali come OMS e UNICEF.

Una “pedagogia scientifica” basata sull’osservazione

Nel 150° della sua nascita, anniversario che, purtroppo, è stato poco celebrato a causa della pandemia, era previsto un convegno internazionale organizzato dall’Opera Montessori e uno nazionale, in collaborazione tra CNM e Istituto Superiore di Sanità.
In occasione di questa ricorrenza, non possiamo dimenticare che Maria Montessori era prima di tutto medico e scienziata: il suo pensiero si basa infatti sul metodo scientifico, appreso alla fine dell’800 alla facoltà di Medicina dell’Università Sapienza di Roma, tanto che il suo approccio è stato da lei stessa definito una “pedagogia scientifica”.
Si tratta di un metodo basato essenzialmente:

  • sull’osservazione, senza pregiudizi e condizionamenti, delle competenze raggiunte da ciascun bambino in un particolare momento della sua vita;
  • sulla convinzione della assoluta unità psicofisica dell’uomo e quindi del bambino;
  • sulla necessità che l’adulto non interferisca con il libero sviluppo del bambino e che il suo intervento non sia quello di “addestrare” cioè di “far fare” , ma, al contrario, di aiutare a comprendere “come si fa”, favorendo la progressiva indipendenza del piccolo. Questo concetto è ben espresso nelle sue parole: «Aiutami a fare da solo; ogni aiuto inutile è un ostacolo allo sviluppo».

L’allattamento: un metodo per rafforzare la fiducia del bambino

Da tempo sosteniamo che questi stessi princìpi alla base del metodo Montessori sono presenti nel modello proposto da OMS e UNICEF per promuovere, sostenere e proteggere l’allattamento al seno.
Così come, secondo la Montessori, l’adulto è una guida per il bambino verso la conquista dell’indipendenza attraverso un percorso personale che ne rispetti i tempi, allo stesso modo l’operatore esperto — secondo l’OMS e l’UNICEF — è in grado di aiutare la madre, utilizzando una comunicazione basata sull’empatia, sull’ascolto attivo e sulla messa in comune di informazioni scientifiche. Questo aiuto alla madre favorisce, attraverso un processo di empowerment, l’autonoma decisione su allattare in maniera libera, competente e appropriata.
Rispondere adeguatamente ai segnali di fame del bambino è il modo migliore per aiutarlo nel suo percorso di autonomia: ogni volta che il bambino affamato riceve il seno rafforza la fiducia in se stesso. Al contrario, l’imposizione di tempi e modi che non sono suoi minaccia la costruzione del suo sé, già a partire dalla nascita.
La medicalizzazione del parto e della nascita ha tolto potere alle donne e ai bambini, come la studiosa marchigiana denunciava già nel libro Il bambino in famiglia: «Il dramma del neonato è il totale distacco dalla madre che finora ha fatto tutto per lui. Separato da lei e abbandonato alle sue proprie deboli forze, egli deve a un tratto compiere da solo tutte le funzioni della vita. Fino a questo momento era cresciuto adagiato là, dove un liquido limpido creato per lui, perché meglio potesse riposare, lo difendeva da ogni urto, da ogni squilibrio di temperatura».
Si anticipava così la necessità del contatto “pelle a pelle” e di tutte le buone pratiche proposte dall’OMS e dall’UNICEF per il parto e il periodo perinatale .

Seguire la “guida sicura del bambino” e non quella dell’industria alimentare

Anche il momento del passaggio dall’allattamento esclusivo all’alimentazione complementare, che si verifica con l’introduzione di cibi solidi e semisolidi, viene indicato dall’OMS e dall’UNICEF in un intervallo temporale compreso tra sesto e nono mese, proprio tenendo conto delle acquisizioni di ciascun bambino.
In questa indicazione vediamo che vengono confermate le parole di Maria Montessori, come scritte nel libro Il bambino in famiglia, a proposito della scienza dell’educazione. Infatti nel libro si afferma: «Il concetto di scienza presume la verità trovata o scoperta: una sicurezza che sia di piedistallo al suo progredire; e richiede una guida sicura e determinata che è ora un metodo di indagine, ora un controllo ai possibili errori di procedimento. Ebbene questa guida di precisione l’ha indicata il bambino stesso: egli chiede all’adulto di essere aiutato così esprimendosi: “Aiutami a fare da solo”. L’adulto deve dare e fare quel tanto che è necessario affinché il bambino possa utilmente, agire da solo: se fa meno del necessario, il bambino non può agire utilmente, se fa più del necessario, e perciò si impone o si sostituisce al bambino, spegne i suoi impulsi fattivi».
Eppure ancora oggi, nonostante queste autorevoli indicazioni, invece di seguire la “guida sicura del bambino” si tende a seguire la guida dell’industria alimentare, imponendo tempi e modi non rispettosi, differenti da quelli indicati dal bambino stesso, sostituendosi a lui, spegnendo i suoi impulsi e privandolo del piacere dell’esperienza sensoriale, che deriva dal gusto, dall’olfatto e dal piacere del mangiare i cibi della famiglia.

I 5 principi della psycho-social care

Il rispetto dei tempi e delle competenze del bambino, indicati dalla Montessori, li ritroviamo nel concetto e nella pratica dell’alimentazione responsiva che applica i princìpi della psycho-social care (Engle et al, 2000; Pelto et al, 2002) e si basa su 5 punti fondamentali:

  1. alimentare i neonati direttamente e assistere i bambini più grandi quando mangiano da soli, mostrando attenzione ai loro segnali di fame e sazietà;
  2. dar da mangiare lentamente e con pazienza, e incoraggiare i bambini a mangiare, ma senza forzarli;
  3. se i bambini rifiutano molti alimenti, sperimentare diverse combinazioni di cibo, sapori, consistenze e metodi di incoraggiamento;
  4. ridurre al minimo le distrazioni durante i pasti se il bambino perde facilmente interesse;
  5. ricordare che i tempi del mangiare sono anche periodi di apprendimento e di amore, per cui è bene parlare con i bambini durante i pasti, mantenendo il contatto occhi-occhi.

Come raccomanda Grazia Honneger Fresco nella prefazione del libro Aiutami a mangiare da solo e come messo in pratica già da molti anni nei nidi gestiti dal Centro Nascita Montessori:
«I primi pasti semisolidi possiamo darglieli tenendolo di fronte, a contatto di mano, sguardi e sorrisi incoraggianti, non più in braccio, posizione che gli ricorda esperienze del passato. Per imboccarlo scegliamo con cura un cucchiaino, non piccolo (da caffè), piuttosto un cucchiaino da tè. Quando i pasti si faranno meno liquidi, potremo sederci accanto a lui e usare uno di quei cucchiai un po’ allargati e piatti, di moda per mangiare al mattino i fiocchi di mais.
Passa ancora qualche settimana e forse è già il tempo di dargli un piccolo cucchiaio, identico a quello che adoperiamo noi, come tacito invito a provare, senza agitarsi se qualcosa schizzerà via o cadrà a terra. Non sono “disastri”, ma esperimenti, “prove d’autore” che dureranno pochi giorni».


di Franco De Luca
Pediatra, formatore e tutor UNICEF e presidente del Centro Nascita Montessori.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Accetto i Termini e Condizioni e la Privacy Policy

×
Registrati alla newsletter