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Non dipende tutto dalla mamma…

Diversi studi dimostrano che le abitudini e lo stile di vita della madre influenzano la salute futura dei figli, anche prima del concepimento. Ma poco si sa di quanto anche il ruolo del padre abbia delle ripercussioni in tale ambito. Ce ne parla Vera Gandini, pediatra ed esperta in omeopatia.

Il ruolo della madre sulla salute futura del bambino

La salute e le scelte di vita della madre durante la gravidanza sono al centro delle raccomandazioni del personale sanitario, dei familiari e degli amici che la circondano durante i 9 mesi. Molti studi hanno evidenziato come, nelle prime fasi della vita, i fattori ambientali possano influire sullo sviluppo del feto fino a condizionare la salute del bambino e dell’adulto che verrà.

La dieta della mamma

Il primo luogo in cui vivono i nostri piccoli è il corpo della mamma, in particolare l’ambiente uterino. La dieta è uno degli aspetti che condizionano il benessere materno. L’epidemiologo inglese Barker negli anni Ottanta osservò l’associazione tra la denutrizione in gravidanza e la salute in età adulta: i figli delle donne olandesi incinte che soffrirono la fame durante la Seconda Guerra Mondiale presentavano un aumento di casi di obesità, diabete e malattie cardiovascolari in età adulta. Secondo Barker, «il grembo materno potrebbe essere più importante della loro casa».

Le origini embrio-fetali della salute e della malattia

Lavori successivi hanno dimostrato l’impatto di altri fenomeni a cui la mamma è esposta durante la gestazione, come la sovranutrizione, l’inquinamento atmosferico, gli agenti chimici, le infezioni, l’uso di droghe e lo stress. Questa teoria prende il nome di “DOHaD”, ovvero “teoria delle origini embrio-fetali dello sviluppo della salute e della malattia”.

Come si può immaginare, il periodo intrauterino e i primi anni di vita rappresentano una finestra partcolarmente critica per l’esito di queste esposizioni, a causa della plasticità e della sensibilità degli organi in formazione. L’embrione, infatti, riceve informazioni e risponde all’ambiente intrauterino con cambiamenti strutturali e funzionali. Questi cambiamenti, cellulari e tessutali, possono portare conseguenze critiche a lungo termine, in grado di influenzare la futura suscettibilità alla salute e alle malattie. L’epigenetica delle prime età della vita dimostra come i genitori, oltre al patrimonio genetico, trasmettono informazioni attraverso l’esposizione all’ambiente fisico e psico-sociale.

Il ruolo del padre

Se la maggior parte degli studi si è concentrata sulle influenze dello stile di vita della mamma, negli ultimi anni c’è stato un interesse crescente per il ruolo paterno. Questo nuovo paradigma è denominato “Paternal Origins of Health and Disease”, ovvero “origini paterne della salute e della malattia”, in breve “POHaD”, in analogia alla DOHaD. Come gli ovociti della madre, anche lo spermatozoo, infatti, trasmette informazioni genetiche ed epigenetiche all’embrione.

Gli studi suggeriscono che l’esposizione maschile a tossine, droghe, agenti chimici, radiazioni ionizzanti, sottonutrizione o sovranutrizione, l’esercizio fisico, il consumo di alcol e tabacco, traumi e stress, oltre a influenzare la qualità dello sperma e la fertilità, impattano sullo sviluppo fetale, sulla salute e sulla malattia dei propri figli.

L’alimentazione del papà e altri fattori di rischio

Quindi questi fattori paterni regolano lo sviluppo attraverso effetti sia diretti (genetici ed epigenetici) che indiretti (tramite l’ambiente uterino materno). Per esempio, la salute respiratoria del piccolo è influenzata dall’esposizione dei genitori al fumo prima del concepimento, con un aumento del rischio di asma nei figli. È interessante come l’interruzione da parte del padre dell’abitudine al fumo durante la gravidanza riduca il rischio di asma, indipendentemente dalle abitudini della madre.

Anche l’alimentazione del papà esercita i suoi effetti: una dieta che segue il modello occidentale, ricca di cereali raffinati, carne lavorata e rossa, scarsa assunzione di fibre, vitamine e minerali, addirittura prima del concepimento può esercitare un impatto negativo sulla salute della prole.

Il consumo di alcol da parte del padre prima del concepimento aumenta nel nascituro il rischio di ansia, depressione e disturbi del sonno, oltre ad alcuni difetti tra cui malattie cardiache congenite.

La collaborazione fra i genitori

Questa prospettiva invita a coinvolgere anche gli uomini nei progetti di prevenzione e di educazione, se possibile prima del concepimento. La mamma sentirà così di non essere sola e la figura paterna, che spesso si sente esclusa e marginale, potrà assumere un ruolo importante nel sostenere la partner.

Condividere con il papà abitudini e stile di vita sani facilita la mamma nella scelta e nell’applicazione pratica delle raccomandazioni, oltre a favorire la condivisione di responsabilità e l’alleanza già prima della nascita.

L’ambiente e lo stile di vita rappresentano, in particolare nei primi 1000 giorni di vita, opportunità concrete per favorire la salute dei propri figli.


Articolo di Vera Gandini. pediatra, esperta in omeopatia che su www.veragandini.it promuove la cura integrata come strumento per prevenire le malattie e raggiungere la salute intesa come benessere psicofisico.

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