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L’homeschooling si può insegnare?

Negli ultimi tempi abbiamo assistito al proliferare di “esperti in homeschooling” e persino alla proposta di “corsi di istruzione parentale”. Una domanda lecita a questo punto è se l’homeschooling sia una materia insegnabile: è possibile che una persona frequenti delle lezioni alla fine delle quali dica di saper fare o conoscere l’homeschooling, ricevendo addirittura una specie di “brevetto” per l’istruzione parentale? Nunzia Vezzola di LAIF prova a rispondere a questa domanda scandagliando le caratteristiche dell’homeschooling.

Cos’è l’homeschooling

Homeschooling è un termine di origine anglosassone, ormai di uso internazionale, con cui si indica una modalità di educazione e di istruzione in capo ai genitori, al di fuori della scuola pubblica, privata o parificata. È l’equivalente dell’espressione italiana “istruzione parentale”, così definita dalla legge italiana:

Istruzione parentale: l’attività di istruzione svolta direttamente dai genitori ovvero dagli esercenti la responsabilità genitoriale o da persona a ciò delegata dagli stessi.

 Decreto Ministeriale 5 dell’8 febbraio 2021, all’articolo 1 – Oggetto e definizioni, c. 2, lettera f.

L’istruzione parentale si svolge quindi al di fuori dell’istituzione scolastica e rientra fra le articolazioni della responsabilità genitoriale. Dal testo normativo sopra riportato emerge con forza la centralità del ruolo dei genitori, che, nella loro libertà e responsabilità (Art. 33 Cost.: L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento), possono scegliere di non delegare nessuno all’istruzione e all’educazione dei propri figli: la delega si pone qui come alternativa possibile e lecita all’istruzione impartita direttamente. Infatti, la “o” della frase “o da persona a ciò delegata” sta proprio a indicare che la delega rappresenta una possibile alternativa alla modalità primaria, ossia l’istruzione diretta da parte dei genitori (o degli esercenti la responsabilità genitoriale).

L’istruzione parentale può quindi aver luogo anche senza far ricorso a un qualche tipo di docenza formalizzata e attuarsi semplicemente in ambito familiare. Ciò è in linea con il dettato costituzionale (Art. 30 Cost.: È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire e educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio. Nei casi d’incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti. Naturalmente, esistono delle regole e delle scadenze amministrative da rispettare. Ma, se queste sono rispettate, la legge interviene nei casi di incapacità genitoriale, ovvero “solo all’esito dell’accertamento del rischio di pregiudizio per il minore”, come recita l’ordinanza della Corte di Cassazione N° 23802/2023 del 4/08/2023) e ha un riverbero diretto sulla riflessione che costituisce l’argomento di questo scritto.

Un percorso familiare

L’istruzione svolta direttamente dai genitori non può che essere indissolubilmente legata alle caratteristiche, ai valori e agli approcci della famiglia (termine qui inteso con tutte le complessità e articolazioni della sua concezione più attuale). Quest’ultima dovrà sviluppare un percorso che tenga a riferimento due elementi principali: le caratteristiche della persona che apprende e quanto previsto dalle Indicazioni nazionali per il curriculum.

La definizione e la realizzazione delle strategie educative e didattiche devono sempre tener conto della singolarità e complessità di ogni persona, della sua articolata identità, delle sue aspirazioni, capacità e delle sue fragilità, nelle varie fasi di sviluppo e di formazione. Lo studente è posto al centro dell’azione educativa in tutti i suoi aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici, spirituali, religiosi.

Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione 2012 (DECRETO 16 novembre 2012, n. 254), cap. Cultura Scuola Persona, La scuola nel nuovo scenario, Centralità della persona.

È quindi inevitabile che gli stili e gli approcci siano quelli che meglio rispondono al sistema valoriale della famiglia, alle sue esigenze (per esempio lavorative, abitative, relazionali) e alla sua organizzazione generale: alcune famiglie viaggiano, altre individuano figure di precettori per alcune materie o per tutte; altre ancora optano per (o evolvono verso) approcci non formali e informali, oggi sempre più rivalutati dalla comunità nazionale e internazionale (si veda a mero titolo di esempio quanto riportano il portale INDIRE – Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa – e il sito del Consiglio d’Europa e dell’Unione Europea).

Nell’ambito del grande contenitore di stili che è l’homeschooling, esiste un gruppo di approcci, prevalentemente non formali e informali, che va sotto il nome di unschooling. Questo, a sua volta, può distinguersi in ulteriori sotto-approcci (per esempio il critical unschooling o radical unschooling).
Per maggiori approfondimenti sulle diversità dei percorsi possibili, rimando a precedenti contributi:

Suggerisco inoltre link specifici per leggere di più sull’unschoolingsui percorsi informali.

Crescita e apprendimento

In questa situazione così sfaccettata e articolata ogni famiglia adotta una propria modalità, magari anche tendenzialmente eclettica, oppure evolve da una a un’altra, anche nell’arco dello stesso anno scolastico, sempre muovendosi nel quadro delle Indicazioni nazionali per il curriculum.

Come genitori si cammina e si cresce insieme ai propri figli, osservandoli, ascoltandoli, cogliendo ed elaborando gli stimoli che provengono da loro, in un processo di continuo riorientamento che consente di dare risposte sempre più adeguate alle esigenze di tutti. Per fare questo sono necessarie una grande sensibilità, una buona capacità di mediazione e una certa disponibilità ad ascoltare, a mettersi in gioco, a rivisitare le proprie idee preconcette, a uscire dalla propria zona di comfort. Il tutto deve poi essere costantemente alimentato da letture e studio personali, da incontri, esperienze e loro rielaborazione.

Nell’istruzione parentale è la famiglia intera che diventa protagonista di un processo di apprendimento permanente, di studio e approfondimento che non trascura gli approcci non formali e informali. Un processo che muove dall’auto-scoperta delle proprie caratteristiche, dall’auto-conoscenza delle aspirazioni, opportunità, fragilità e punti di forza di tutto il gruppo (compresa la comunità educante di cui si fa parte) e di ciascun membro. Lo stile di homeschooling che si adotta di volta in volta ne è la conseguenza.

Fare un corso di homeschooling rischia di essere riduttivo

In homeschooling è necessario che i genitori siano molto preparati su tre piani: normativo e amministrativo, per interfacciarsi al meglio con le istituzioni; relazionale, psicologico e pedagogico-didattico, per cogliere al massimo le opportunità di apprendimento per i propri figli; introspettivo, per essere consapevoli delle proprie peculiarità come singoli e come gruppo.

Andare “a scuola di istruzione parentale” non aiuta a sviluppare questa consapevolezza, che può derivare soltanto dall’auto-conoscenza e da uno sguardo puntato sia sulla persona che apprende sia sulla sua comunità educante, nella coscienza che entrambe sono in continuo divenire e richiedono pertanto un costante riadattamento della prospettiva e delle dinamiche connesse all’istruzione. Perciò, lo studio da parte dei genitori dev’essere permanente.

Un “corso di homeschooling” costringe invece a spostare lo sguardo verso qualcosa di esterno alla famiglia, espone al rischio di fissare le conoscenze una volta per tutte, nella pretesa di una visione statica, e può indurre potenzialmente a falsare la percezione del sé-famiglia (o comunità educante) a favore di una visione standardizzata (quindi ancora scolastica) degli approcci possibili. Questa sorta di omologazione caratterizza tutti i “pacchetti” che circolano nel variegato mondo homeschooler.

Un’ulteriore criticità dell’ipotetica “scuola di homeschooling” è legata agli aspetti commerciali: con la pretesa di dare risposte rassicuranti a famiglie in cerca di certezze, esse finiscono per approfittare della disponibilità dei genitori. Questi già affrontano il grosso carico di impegno e responsabilità legato all’educazione e istruzione dei propri figli senza delega alla scuola di Stato. Avrebbero bisogno di essere sostenuti, consigliati, aiutati, riconosciuti per il loro plus-valore. Purtroppo, in questa nostra società, qualsiasi cosa (fenomeno o realtà) è potenzialmente soggetto a diventare un “prodotto” e a essere commercializzato. Pare proprio che l’homeschooling non faccia eccezione.

L’attenzione dei genitori che si incamminano su un percorso di istruzione parentale dovrebbe quindi anche essere quella di non lasciarsi intrappolare in dinamiche di mercato, di non cadere vittime della mercificazione di realtà nobili come quella dell’homeschooling.

Riferimenti per lo studio personale

A fare homeschooling si impara, ma non si insegna. L’apprendimento permanente è soprattutto autonomo e auto-diretto. Gli spunti non mancano!

Nell’ultimo decennio c’è stata una vastissima produzione di materiali in italiano: sull’argomento si trovano davvero tanti libri, video, FAQ, eventi, quadri normativi, scadenziari e articoli; esistono anche chat e gruppi social.

L’associazione nazionale per l’istruzione parentale LAIF ha la missione sia di far conoscere e valorizzare l’homeschooling sia di dare sostegno a tutte le famiglie homeschooler, senza dimenticare che si impara a fare homeschooling insieme ai propri figli. Anzi, si impara da loro. Sono loro i veri “maestri”. È quindi necessario anche abbandonare una forma mentis scolastica, lasciare le catalogazioni rigide e addentrarsi in un processo di descolarizzazione (deschooling). A questo proposito suggerisco la lettura dell’articolo “Descolarizzazione degli adulti” e la visione del video Deschooling: superare la dimensione scolastica dell’apprendimento, elaborare il proprio vissuto di studenti, sganciarsi dalla dinamica di premi e punizioni e da quella della classe sono passi fondamentali per addentrarsi nell’esperienza meravigliosa dell’istruzione parentale.


di Nunzia Vezzola, autrice, docente di scuola superiore e socia fondatrice di LAIF Associazione Istruzione Famigliare

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